25 anni di aiuto al ritorno

I richiedenti l’asilo che non possono o non vogliono restare in Svizzera hanno diritto alla consulenza per il ritorno e all’aiuto al ritorno. Queste offerte sono state istituzionalizzate nel 1997: all’epoca il nostro Paese fu tra i primi ad andare in questa direzione. Il 25° anniversario è un’occasione per ripercorrere il cammino intrapreso in questo ambito.

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L’aiuto al ritorno fu introdotto nel 1993 dall’allora Ufficio federale dei rifugiati (UFR). Dopo una lunga fase di preparazione, tra il 1997 e il 1998 vi fu il primo banco di prova pratico: 10 000 persone ricevettero un aiuto finanziario per il ritorno in Bosnia ed Erzegovina.

Tra il luglio 1999 e il maggio 2001 oltre 40 000 persone provenienti dal Kosovo tornarono in patria beneficiando di quello che rimane tuttora il programma nazionale di aiuto al ritorno di maggiore portata. Da allora il numero delle regioni per le quali vengono proposte queste offerte è aumentato; attualmente i programmi di aiuto al ritorno contemplano più di 20 Paesi. In questo contesto la Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC) e l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM) sono partner importanti.

Cambiamenti principali

Dal punto di vista geografico nel corso degli anni il fulcro degli aiuti al ritorno si è spostato dai Balcani a Nordafrica, Medio Oriente e Asia. È sempre più raro che tali aiuti si traducano in meri pagamenti in contanti: al giorno d’oggi, infatti, solitamente queste offerte sono sinonimo di aiuto per progetti sul posto tenendo conto delle esigenze individuali.

Partenze con aiuto al ritorno 2018 - 2022

Numero di persone

Algeria 553
Iraq 237
Turchia 192
Nigeria 141
Sri Lanka 121
Kosovo 100
Siria 97
Gambia 90
Etiopia 86
Iran 86

Sono cambiati anche i gruppi target: all’inizio l’aiuto al ritorno era appannaggio soprattutto dei profughi di guerra che ritornavano in patria dopo un lungo soggiorno in Svizzera, ora invece è elargito anche ai migranti le cui probabilità di ottenere asilo in Svizzera sono esigue. I centri federali d’asilo (CFA) offrono a queste persone una consulenza per il ritorno.

Nuovo assetto dal 2019

Dal 2019 la nuova legge sull’asilo promuove con maggiore enfasi il ritorno volontario. Un ritorno anticipato e un soggiorno più breve nei CFA sono ricompensati con prestazioni superiori, anche perché tutto sommato in questo modo è possibile risparmiare sulle spese.

I richiedenti l’asilo beneficiano di una consulenza rapida, che serve loro per capire quanto sia concreta la possibilità di ottenere una decisione d’asilo positiva. Se la probabilità è ridotta possono essere avviati colloqui sulla partenza, nel corso dei quali si discutono le opzioni di ritorno.

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I primi risultati sono positivi: la quota di persone che hanno lasciato il Paese nella prima fase del processo di ritorno (con le prestazioni maggiori) è aumentata dal 52 % (2019) al 78 % (2022). Dal 2019 inoltre è diminuita la durata media dei soggiorni nei CFA, passata da 54 a 44 giorni. Resta da vedere se questa tendenza si confermerà sul lungo termine.

Presto si toccherà quota 100 000 partenze

Complessivamente, negli scorsi 25 anni, circa 98 000 persone hanno lasciato la Svizzera beneficiando in media di 1700 franchi di aiuto al ritorno. Nel 2022 le partenze per le quali è stato erogato tale aiuto finanziario sono state 3884; sorprendentemente l’Ucraina è stato il Paese con il maggior numero di partenze (2594), nonostante il protrarsi del conflitto, seguita con un distacco netto da tutti gli altri Paesi (p. es. Algeria 306, Turchia 78, Iraq 41 e Nigeria 40).

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A: "Ho il progetto ideale! Comunitario! Sostenibile! Biodiverso! Rispettoso del clima! Sociale!" B: "Ehm... ma sono io quello che ritorna!".