All’inizio ci si è chiesti: cosa si può ottenere alla SEM sull’arco di un anno grazie a un’innovazione mirata? Philip Urech, esperto di IT e di processi di innovazione, era l’uomo giusto per rispondere a questa domanda.
Ovviamente un anno non basta per reinventare la ruota della migrazione. Ma allora da dove iniziare? Philip Urech ha cominciato con l’analizzare le numerose richieste di cittadini che ogni giorno arrivano alla SEM. Il tema della naturalizzazione è rapidamente emerso come il candidato giusto per l’esperimento.
Un modulo per ciascun caso
Chiunque desidera farsi naturalizzare in Svizzera deve presentare una domanda. Non ci sono eccezioni. Ma con questo i punti in comune sono bell’e finiti. Quali condizioni debbano essere esattamente soddisfatte e a quali domande si debba rispondere dipende fortemente dalla situazione della persona in questione: ha la cittadinanza di uno Stato UE o AELS? È coniugata con un cittadino o una cittadina della Svizzera? Da quanto tempo risiede in Svizzera? Quanti anni ha? In funzione delle risposte a queste domande occorre inoltrare un modulo diverso.
Guidare una persona in modo mirato attraverso tutte queste domande, cosicché alla fine sappia cosa fa al caso suo: questo è diventato col tempo l’obiettivo di Philip Urech.
Iterazione dopo iterazione dopo iterazione
Philip Urech non ha lavorato da solo. In ogni circostanza ha impostato il proprio operato su processi innovativi, invitando le persone più diverse a esprimere il proprio parere e a condividere il proprio know-how – processo detto di co-creazione. Hanno preso parte al processo sia specialisti della SEM sia persone straniere interessate. «Non abbiamo inventato nulla di nuovo, abbiamo applicato processi collaudati», spiega Philip Urech. Design-Thinking. Rapid Prototyping. Agile Development. E altri processi dai nomi non propriamente di immediata comprensione. «L’aspetto più importante è stato il coinvolgimento costante di professionisti e utenti finali.»